LEGGENDE TEMPLARI

Come sappiamo, le magioni dell’Ordine Templare si diffusero dalle Isole Orcadi alle pietraie Armene, dalla Danimarca alla Terrasanta, dalla penisola Iberica all’Ungheria e, naturalmente, anche nella penisola italica.-
Sono state effettuate ricerche scientifiche, archeologiche e architettoniche e sappiamo come erano costruite, nella loro maggioranza, sia le Chiese che le Precettorie e le Magioni dei Templari.-
In Italia sono state date alle stampe decine di pubblicazioni circa la diffusione delle tracce dei Templari specie lungo la Via Francigena e la Via Romea per non parlare dei quartieri Templari dei porti di imbarco più importanti quali Genova, Messina, Bari.- Altrettanto noti sono i più famosi conventi dell’Ordine quali, ad esempio, e restando nel Lazio, San Giovanni in Argentella, Valvisciolo e Santa Maria della Sorresca.-
Questa è storia!-
Ma, al di là della Storia e dell’archeologia vi sono altre fonti che si rinnovano, si riducono, si amplificano tra gli abitanti di alcuni luoghi che la tradizione vuole siano appartenuti, più o meno a lungo, ai Cavalieri dai bianchi mantelli dalla Croce vermiglia; queste fonti vengono definite “Leggende”.-
Dopo oramai oltre dieci anni che studiamo le tracce storiche o fantastiche dell’antico Ordine, è naturale che qualche eco di leggende popolari l’abbiamo raccolte nel nostro peregrinare lungo le rotte dei pellegrini e dei loro protettori e, in queste brevi note, ve ne vogliamo narrare due.-
La prima di queste leggende si sviluppa lungo le sponde di uno dei laghi più belli, suggestivi e misteriosi d’Italia: il lago Maggiore.- Nelle fredde e nebbiose serate invernali, nelle case dei piccoli e dolcissimi paesini intorno alle sponde di quel lago, come Brissago, Cannobio, Intra, Pallanza, Luino, e così via, nonne e mamme raccolgono intorno a sé i bambini e, specie a quelli più irrequieti o più avventurosi, raccontano che sugli scogli di Cannero, dove una volta era una magione dei Templari, in certe notti, tra la fitta nebbia a tratti sollevata dal vento, si scorgano le ombre degli antichi Cavalieri che combattono una cruenta battaglia contro le forze del Male e che, quando il vento si acquieta, si odano addirittura i rumori ferrigni delle spade che cozzano contro altre spade.
Avevo sentito già bisbigliare di questa leggenda e, alcuni anni or sono, trovandomi in un paesino sul lago, una sera, chiesi ad un vecchio che, la pipa in bocca, stava rammendando delle reti, se la leggenda fosse vera. Egli mi guardò negli occhi e, forse, vi lesse non una luce di ilarità ma un qualcosa che dovette rassicurarlo sulle mie intenzioni di Sapere. Pacatamente, soffiando ogni tanto una piccola nube di fragrante fumo di tabacco, i suoi occhi si persero sull’immoto lago e, quasi pregando, mi confermò quanto già avevo sentito dire. In poche parole mi descrisse le visioni che, a suo dire, non venivano percepite dalla gente del posto come una minaccia bensì come la rassicurante presenza, ultraterrena, degli antichi Cavalieri che combattevano da secoli per stornare il Male dagli abitanti delle rive del lago. Quindi fu lui a chiedermi il perché della mia curiosità ed io gli dissi che, forse come lui, onoravo gli antichi Cavalieri ed aggiunsi che mi sarebbe piaciuto vedere da vicino gli scogli di Cannero. Si alzò e, posata la rete e gli attrezzi che aveva in mano, mi fece salire sulla sua barca che, lentamente, cominciò ad allontanarsi dalla riva. Dopo alcuni minuti mi mostrò, con un gesto calmo e misurato, una serie di scogli di cui alcuni erano delle piccole isole e su una di queste vidi delle antiche rovine. Chiesi al vecchio se erano quelle dell’antica base Templare e, avutane risposta affermativa, mi sorsero dal cuore le antiche e sempre vive parole e, senza accorgermene, quasi per forza di abitudine, dissi con voce commossa: “Non nobis, Domine, non nobis…” e, in quel momento mistico, udii la voce del mio accompagnatore che ultimava il rito: “…sed nomini Tuo da Gloriam!”. Mi voltai sbalordito ed egli, con un fiero sorriso, spiegò che l’epopea degli antichi Cavalieri del Tempio era tutt’ora ben radicata lungo le sponde del lago Maggiore e che il motto dell’antico, glorioso Ordine veniva insegnato ancora ai bambini del luogo, ai quali veniva spiegato che ovunque loro avessero avuto paura del Male, invocando i Bianchi Cavalieri, il Male sarebbe stato sconfitto.-
La seconda leggenda la si può ascoltare ancora oggi nei paesini, come Magione, Passignano, Tuoro, Terontola e Passignano, che si affacciano su un altro lago, molto più piccolo ma non per questo meno suggestivo, del lago Maggiore: il lago Trasimeno.-
Anche qui vi fu installata, secoli fa, una importante magione Templare di cui sorgono ancora importanti ruderi comprendenti parti di una chiesetta con il suo bravo campanile, e il convento del quale si indovinano le aree del refettorio, della biblioteca e del dormitorio con annesso ospizio per i pellegrini: è l’isola di Polvese.-
Anche in queste lande, le leggende circolano intorno ai focolari domestici e pure, anche se ci sembrerà strano o addirittura offensivo, nelle trattorie e nelle osterie dei paesi, di più: la leggenda non è collegata ad atti eroici ma ad attività a metà strada tra la burla e la birichinata!-
In questa leggenda si narra che dei monaci biancovestiti e che indossano un mantello ornato dalla Croce patente vermiglia, facciano udire nelle notti di luna piena sonore risate mentre si inseguono saltellando nell’isoletta. Se, poi, qualche curioso o anche seri ricercatori mettono piede sull’isola pare che gli allegri fratacchioni si divertano a nascondere oggetti e a togliere le sedie di sotto agli studiosi quando, addirittura, facciano scomparire chiavi e penne dalle tasche degli sprovveduti ed a farle ritrovare in tasca di altri soggetti. Insomma, secondo la leggenda del posto, i mistici Monaci-Cavalieri lungi dall’essere i prodi guerrieri di cui parla la Storia, altro non sarebbero che degli allegri compagnoni la cui massima aspirazione non sarebbe quella di combattere per la liberazione del Santo Sepolcro ma semplicemente quella di godersi la vita e, se possibile, alle spalle del mondo.-
Francamente non sapremmo quale delle due leggende scegliere se quella eroica, perennemente fatta di battaglie, o se quella ridanciana, il cui scopo della vita sarebbe quello di non angustiarsi ma di prendere con un sorriso il mondo e, soprattutto, se stessi.-
Dimenticavo di aggiungere che, intorno al lago Trasimeno, ancora oggi nelle osterie paesane si ode, a mò di brindisi, il grido di “Biber Templaritur!” seguito dal cozzo dei boccali di buon vino locale; dal mio punto di vista, anche quel grido fa ben ricordare gli antichi Cavalieri!-
Voglio aggiungere, e vi assicuro che non è fuor di luogo, una invocazione che non si trova nella Regola Antica o in quella Catalana ma in libretto di precetti morali dettati da un moderno e saggio potenziale Cavaliere Templare: “Dammi, o Signore, il senso del ridicolo!”.-

G I O V E