RILEGGIAMO LA STORIA DELL’ORDINE TEMPLARE

  • La situazione degli Ordini monastico – militari all’indomani della caduta di San Giovanni d’Acri era la seguente:

    L’Ordine Ospitaliero si stava riconvertendo, sulla base dell’esempio mercantile delle Repubbliche Marinare italiche, soprattutto di Venezia, in un Ordine monastico – militare di tipo ibrido: terrestre e marittimo. Il suo Maestro [ ricordiamo che il termine Gran Maestro è una espressione del ‘700] aveva compreso che restare agganciati ideologicamente e territorialmente a Gerusalemme ed alla Terra Santa avrebbe comportato, alla lunga, un probabile svuotamento di funzioni e, certamente, il venir meno delle motivazioni d’essere dell’Ordine. Sapeva inoltre che vi erano in atto delle pericolose pressioni politiche sulla Santa Sede, da parte di diversi più o meno piccoli Sovrani europei che stavano avanzando pretese non tanto per una riunione degli Ordini monastico – militari, di incerta realizzazione, quanto e soprattutto di tendenze più sottili e pericolose che spingevano verso la soppressione degli Ordini, realtà economiche e militari sovranazionali, con la parcellizzazione sia dei beni che, soprattutto, della potenza militare. Decise, perciò, di reperire sia una “base” territoriale sia di convertire gran parte delle proprie risorse economiche in una potente flotta per cercare di convincere sia il Santo Padre che i Sovrani Europei, del tutto privi in quegli anni di flotte che fossero all’altezza di quelle mussulmane, che un Ordine monastico – militare ibrido avrebbe potuto diventare di nuovo indispensabile sia per la resistenza nel Mediterraneo sia per una proficua attività di guerra di corsa con una specifica valenza di quella che chiameremmo oggi “antiguerriglia”.-

    Anche l’Ordine Teutonico, in questo caso per altri motivi che sarebbe troppo lungo qui specificare [ preponderanza dell’Ordine Templare e di quello Ospitaliero in Terra Santa; maggiore territorialità dei propri Cavalieri e Sergenti praticamente tutti di lingua germanica; diversità di vedute strategiche; sofferenza latente della terra d’origine dei suoi componenti che veniva periodicamente soggetta ad incursioni delle tribù ariane stanziate in Livonia e nelle aree Baltiche ] aveva già cominciato un ripiegamento strategico dapprima a Venezia e, quindi, nella Prussia Orientale con un conseguente ridispiegamento delle proprie truppe sulla linea di confine con le aree “nemiche”. Compreso che la Terra Santa non era ormai più difendibile avendo di fronte eserciti composti da masse guerriere incontenibili dalla scarna “linea rossa” delle esangui componenti Cristiane limitate all’area cittadina di Acri e da alcuni castelli costieri presidiati dall’Ordine Templare, il Maestro teutonico trattò con il Papato ottenendo la propria sopravvivenza come Ordine autonomo in cambio di una opera di evangelizzazione del nord dell’Europa orientale: evangelizzazione che sarebbe stata fatta soprattutto con la spada in virtù dell’ancora osservanza del “De Laude Novae Militia”.-

    Per l’Ordine Templare la situazione era, invece, drammatica.
    I motivi li possiamo così elencare:
    1.La perdita della Terra Santa aveva fatto venir meno la ragion d’essere dell’esistenza dell’Ordine in quanto fondato in Gerusalemme con lo scopo di difendere la stessa Terra Santa, proteggere i pellegrini, contrastare i mussulmani con uno stato di guerra permanente portato fino al quotidiano martirio dei Cavalieri, dei Sergenti e dei Turcopoli in una dissanguante serie di scontri più o meno importanti che comporteranno, in alcuni periodi storici, la caduta in combattimento fino al 90% delle truppe dislocate a presidio di quei territori;

    2.Lo choc morale conseguente non tanto e non solo alla caduta di San Giovanni d’Acri ma, soprattutto all’abbandono IMMOTIVATO e STRATEGICAMENTE ASSURDO di Chateau Pelerin che sarebbe stato un micidiale punto di sbarco di qualsiasi esercito cristiano in Terra Santa e che avrebbe imposto una continua preoccupazione agli Emiri mussulmani per i quali avrebbe rappresentato una ”spina nel fianco” di potenza immensa considerando che su Chateau Pelerin ci si erano “scornati” tutti i comandanti militari islamici dell’epoca a cominciare dal grande Saladino. Certo, la strada di accesso alla base Templare avrebbe potuto essere sbarrata da fortificazioni e da truppe ma, come sappiamo storicamente, i soldati mussulmani erano potenti e coraggiosi in battaglia ma anche sostanzialmente deficitari in caso di resistenza ad assedi ed in tutti quei casi in cui erano impossibilitati, dalle caratteristiche del terreno o nelle aree cittadine, ad operare in spazi privi di aree di manovra: in parole semplici, una difesa statica non sarebbe stata un ostacolo agli eserciti europei avvezzi da secoli ad operare efficacemente contro castelli e aree fortificate. In più ricordiamo che le flotte cristiane non avevano ancora perso l’egemonia marittima che, annullata dopo la caduta di Bisanzio e dell’intera costa nord africana, sarebbe stata ristabilita solo dopo Lepanto;

    3.A capo dell’Ordine Templare era un sognatore, un eroico combattente ma, sostanzialmente, un uomo di ristrette ed antiche vedute: il Maestro Jacques de Molay. Un uomo cresciuto nell’Ordine sempre impugnando la spada e mai la penna. Un uomo che seguiva un Codice d’Onore adatto ad un cuore semplice e generoso che fosse solo un guerriero sul campo di battaglia e non idoneo per il Capo di un Ordine che doveva rendere conto della propria esistenza ad uno dei Papi più grandi della Storia del Papato: Clemente V. Un Papa intelligente, colto, Dottore delle Leggi, astuto, dalle ampie vedute politiche e strategiche, capace di conoscere gli uomini e di sfruttarne, a proprio vantaggio, sia la religiosità che l’ambizione e, soprattutto, in grado di trasformarne con sottigliezza le tendenze miserabili, proprie dell’animo umano, in poderosi strumenti della Sua visione della Cristianità e della Storia.-

    Fatta questa dovuta, breve premessa, andiamo ad esaminare la situazione “reale” dell’Ordine Templare cominciando ad evidenziare alcuni marginali, ma non per questo privi di importanza, particolari che influirono anche essi all’attuale SOSPENSIONE dell’Ordine Templare Storico.-

    Cominciamo con l’elencare gli “influssi negativi” che gravavano sull’Ordine Templare a cavallo tra la fine del 1200 e l’inizio del 1300: L’Ordine Templare aveva trasformato l’essenza e lo sviluppo sul territorio delle attività mercantili di base. La parcellizzazione del territorio era stata annullata attraverso un bisecolare concentrazione delle aree agricole, di quelle adibite a pascolo e delle infrastrutture di quello che oggi definiremmo di trasformazione commerciale: le aree delle diverse colture erano state organizzate sia per la rotazione delle colture sia per la “specializzazione” delle medesime; l’occupazione nelle aree agricole era stata destinata a soggetti liberi e non compressi dalle leggi feudali dell’epoca per cui il lavoratore era più un mezzadro che un servo della gleba, quindi interessato al migliore sviluppo delle “proprie” zone coltivate e portato a svilupparne al massimo le risorse delle quali una parte più che sufficiente ai bisogni familiari degli agricoltori rimaneva a disposizione dei medesimi.

    Tale stato di cose produceva non solo ricchezza e risorse all’Ordine ma sviluppava il territorio che, malauguratamente, non apparteneva alle realtà civili o religiose che dominavano o che erano infeudate su quello specifico territorio: una latente fonte di recriminazioni, ripicche e contenziosi giuridici tra il potente locale e l’Ordine Templare esente, per Bolla Pontificia, sia dal pagamento delle decime sia dai “contributi” alle attività belliche del Feudatario locale;
    L’Ordine Templare, dapprima per motivi connessi alle esigenze militari della Regola che ne aveva fatto il primo protettore dei Pellegrini sia in Terra Santa che sulle Vie dei pellegrinaggi a Santjago de Compostela, a San Michele Garganico ed a Roma, quindi, più prosaicamente, per evitare il pagamento delle decime di attraversamento dei corsi d’acqua e di percorrenza dei molti tratti di strada di “proprietà” di terzi, diciamo così, aveva stanziato Mansio, Precettorie e Commende sul territorio che operavano sì come punto di arruolamento e di “immagine” ma anche come aree di scambio e transito nonché, in molti casi, di “sosta” e pernottamento. Possiamo immaginare, anche in questo caso, quanto fossero gradite queste intromissioni sul territorio che andavano ad intaccare le borse sia dei proprietari delle strade e dei ponti sia dei locandieri locali; L’Ordine Templare aveva anche sviluppato una flotta ibrida, militare e mercantile, che dapprima si era resa necessaria per il trasporto delle proprie truppe e delle risorse economiche e strategiche dall’Outremere alla Terra Santa e, poi, si era anche specializzata, o meglio si stava specializzando, nel trasporto dei pellegrini e delle merci verso e dalla Terra Santa andando ad incidere, in questo caso, sugli introiti delle Repubbliche Marinare italiche e bizantine che, certamente, non stavano gradendo questa concorrenza commerciale esente completamente da dazi e, per di più, ampiamente autonoma ed autosufficiente dal punto di vista dell’autodifesa. Accenniamo anche al fatto che parte dei Capitani delle navi Templari erano di origine scandinava e iberica, continuatori ed emuli di quei grandi navigatori che avevano già toccato le isole del nord dell’Atlantico e che si erano spinti lungo le coste africane ben oltre la linea del Tropico del Cancro. Aggiungiamo, inoltre, che l’Ordine Templare era anche chiamato l’Ordine degli Argentieri [ in un’epoca in cui le riserve d’argento delle miniere del Continente Europeo erano praticamente azzerate ed in cui le ricche miniere dell’area polacca e russa non erano nemmeno conosciute ] e che sulle bianche vele delle navi di Cristoforo Colombo al momento dello sbarco sulle coste del Continente Americano campeggiava la rossa Croce Templare alla cui vista i nativi si presentarono spontaneamente e pacificamente per scambiare i propri manufatti d’argento e d’oro;
    L’Ordine Templare aveva sviluppato e perfezionato quel sistema internazionale di scambio tuttora utilizzato per il trasferimento mondiale di fondi: la lettera di credito. Con questa innovazione le diverse sedi dell’Ordine erano diventate le principali “Banche d’Affari” della Cristianità e di “deposito” ove si ricordi che sia coloro i quali effettuavano i pellegrinaggi sia coloro i quali indossavano la Croce erano soliti lasciare in custodia i loro beni, oltre che per garantirsene il possesso al ritorno sia per garantirne la proprietà ai figli in caso, facilissimo, della propria immatura morte. A questo aggiungiamo che i Cavalieri Templari erano noti ed apprezzati sia per le capacità amministrative sia per l’estrema serietà commerciale che ne faceva i più onesti e sicuri intermediari d’affari dell’epoca.

    In questo caso sia il fatto di gestire e avere a deposito somme di denaro liquido più che ragguardevoli costituiva per molti potenti laici e religiosi dell’epoca un irrealizzabile sogno nascosto: mettere le mani nei forzieri del Tempio. Altro fatto che non possiamo sottacere è rappresentato dalla concorrenza, involontaria questa volta e forse incosciente, degli amministratori del Tempio che costituivano un ostacolo alle attività mercantili delle nascenti Dinastie Bancarie d’Europa e delle caste senatorie Bizantine discendenti dalle oligarchie mercantili della Repubblica e dell’Impero di Roma. Altro nefasto influsso umorale sulle attività di amministrazione e di intermediazione commerciale dell’Ordine Templare veniva dalla compressione delle attività di “solidarietà” sociale sviluppata dai Giudei che “incravattavano” regnanti, nobili e plebei grazie alla possibilità, negata ai Cristiani, di prestare denaro con l’applicazione di tassi di interesse;
    L’Ordine Templare, infine, rappresentava certamente sul continente Europeo e, talvolta, in Terra Santa il più potente esercito professionista permanente dell’epoca: sicuramente il più disciplinato e motivato. Questo fatto aveva una triplice conseguenza nefasta per l’Ordine: era l’organizzazione militare più potente su qualunque territorio “reale”; era autonomo sia tatticamente che strategicamente obbedendo di fatto solo al proprio Maestro e, comunque, anche ideologicamente avendo come unico scopo e fine la difesa della Cristianità e delle aree di fede Cristiana; pur essendo composto da militari professionisti provenienti da tutto il territorio europeo erano “solamente” ed “esclusivamente” Cavalieri Templari che non solo non combattevano contro altri Cristiani [che, però, non appartenessero agli altri Ordini Monastico – Militari N.D.R.] ma che non vollero mai essere coinvolti sia nelle endemiche guerricciole europee sia nelle “Crociate” effettuate contro i “Dissidenti” Catari e Dolciniani. Con questo comportamento, oltre che essere temuti dai piccoli Re territoriali che vedevano l’Ordine Templare in quanto “uno Stato nello Stato” e, sicuramente, molto più potente dei diversi eserciti locali e, soprattutto, vedevano nei militari dell’Ordine un cospicuo contingente di specialisti che avrebbero fatto molto comodo nei rispettivi eserciti (valga un esempio storico a questo proposito: nel corso della battaglia di Bannockburn il contingente Templare, che si era riparato in Scozia per sfuggire alla repressione del Re di Francia, si unì alle truppe raccogliticce di Robert Bruce ed entrò in azione sul campo di battaglia a fianco del Re scozzese con la conseguenza che le truppe del Re d’Inghilterra pagarono lo scotto di aver affrontato la più potente cavalleria pesante dell’epoca con il prezzo del 90% delle proprie perdite); Ultima situazione nefasta a carico dell’Ordine Templare, in quel periodo storico, fu dovuto al contrasto politico che insorse tra le visioni fantastiche e fuori dal tempo di Jacques de Molay e Clemente V sia per le idee inconciliabili sulla trasformazione dell’Ordine Templare sia per il fatto che l’Ordine si rifiutò, per motivi in parte “teologici” ed in parte per miopia politica, a svolgere un’azione di polizia locale contro i Dolciniani negando l’aiuto che gli era stato rivolto, in un momento di piena crisi, dal Papa stesso. Sarebbe stata una buona occasione per dare al Sommo Pontefice un motivo valido per la sopravvivenza dell’Ordine Templare almeno come Forza di Polizia Teologica europea e, probabilmente, avrebbe anche potuto sopravvivere alla perdita della Terra Santa fondendosi con un Ordine più giovane ma ben più preparato e sottile come quello Domenicano.

    Si avrebbe avuto così uno strumento amministrativo, politico, militare e teologico che avrebbe, forse, potuto incidere in un modo ora non immaginabile addirittura sulla spaccatura scismatica, teologica e dottrinale della Cristianità: che formidabile organismo sarebbe stato quello composto dai Templari e dai Domenicani fusi insieme!-

    Ora che abbiamo cristallizzato la situazione dell’Ordine inquadrandola all’interno della Società dell’epoca, possiamo provare a dare una risposta, certo non esaustiva, ai quesiti che tu ci poni: non esaustiva in quanto la Storia, la Letteratura e le Fonti non ci dicono molto circa l’effettivo svolgersi dei fatti e perché le stesse fonti si riducono o alle Bolle papali, redatte nel classico stile tipico della Cancelleria apostolica, a scarni verbali di interrogatorio redatti dai notai dell’epoca (notai appartenenti ai diversi Ordini religiosi dell’epoca o comunque formati nelle apposite scuole giuridiche di impostazione religiosa) oppure agli impersonali elenchi di materiali sequestrati nelle sedi dell’Ordine al momento dell’accesso dei balivi o dei siniscalchi del Re di Francia e dei suoi simili iberici, ciprioti eccetera. Dobbiamo e possiamo affermare che, a differenza delle Crociate, non abbiamo avuto purtroppo uno o più “cronisti” coevi che ci hanno potuto tramandare una serie di appunti e di notizie circa i fatti “maggiori e minori” che furono presupposto e sviluppo del processo ai Templari.-
    La Bolla pontificia recentemente rinvenuta e pubblicata che sanziona l’innocenza dei vertici dell’Ordine Templare non solo non ci aiuta a capire l’epilogo della drammatica vicenda ma, se possibile, aumenta la confusione dello storico!-
    Per i fatti di cui al processo si possono osservare le domande che vennero rivolte ai Cavalieri ed ai Sergenti Templari e che attesero solo una conferma ovvero una negazione; alcune sono domande che talvolta ci fanno sorridere ma che, viste con gli occhi di un contemporaneo, sono di una drammaticità e di una pericolosità estrema. Per assurdo la domanda che oggi ci farebbe sorridere e che non potrebbe essere condizionabile per un giudizio appena morale sulla persona a cui venne rivolta e cioè se “…nel Convento avesse avuto rapporti con individui dello stesso sesso…” venne inserita per una sostanziale condanna morale dell’intero Ordine in quanto tali fatti avrebbero potuto essere accaduti solamente con la violazione della Regola generale che prevedeva che la notte, all’interno dei dormitori, doveva restare accesa una candela: l’equazione, per la mentalità dell’epoca, era la seguente: se avvenivano tali “sozzure” era perché la Regola della luce veniva violata per cui se veniva violata tale norma anche le altre “devianze” di comportamento ben più gravi erano di certo avvenute! (SIC) e quindi…

    Per ciò che avrebbe tanto scandalizzato ed offeso i benpensanti laici e religiosi dell’epoca e cioè l’oltraggio alla Croce conseguente allo sputo sulla medesima ci si dimentica che l’Ordine Templare era costituito sì da Monaci che obbedivano ad una Regola di comportamento ma che erano soprattutto dei GUERRIERI che dovevano caricare il nemico mussulmano anche se la differenza era di tre avversari contro un Soldato di Cristo e che il compito di ogni soldato, ieri, oggi e domani è quello di arrecare più danno possibile al nemico sia in combattimento che in caso di prigionia: è compito del militare prigioniero di cercare di creare comunque più danni possibile al nemico, di acquisire informazioni sulle risorse e sulla loro dislocazione sul territorio, è obbligo del prigioniero tentare la fuga e, una volta che vi sia riuscito, qualora impossibilitato a rientrare nelle proprie linee, a permanere in territorio nemico ovvero soggetto all’invasore o al nemico in genere operando azioni di sabotaggio sia in forma individuale che riunito in minimi gruppi di resistenza e di combattimento anche se composti da sole due unità e così via! Un Templare e comunque un Cristiano che veniva catturato in combattimento IN QUELL’EPOCA poteva essere lasciato in vita solo se avesse abiurato alla propria Religione; non vi erano Reparti di Guerra psicologica nel Medio Evo: veniva mostrata la serie di cadaveri decapitati e, al proprio turno, al prigioniero cristiano veniva chiesto, dal carnefice che impugnava la scimitarra gocciolante sangue, se intendeva o meno riconoscere Allah come Unico Dio e invitato ad “…alzare il dito”: non ci furono solo eroici martiri ma anche semplici, dolci, piccoli uomini che reputarono lo sputare sulla Croce il minimo dei mali pur di evitare di perdere la vita e non c’è da scandalizzarsi più di tanto e piuttosto ci sarebbe da chiedersi se gli inquisitori, che tanto si scandalizzarono circa lo sputo sulla Croce “…fatto con la bocca ma non col cuore” da devoti pronti a morire per la Cristianità, di fronte a tale prospettiva avrebbero, a chiappe strette, eroicamente e tutti, affrontato il martirio senza tener presente che “…finché c’è vita c’è speranza!”. Mi viene in mente la frase mormorata da Monsignor Vescovo di Gerusalemme nel recente film “Le Crociate”: “…Convertitevi!...Pentitevi dopo!” nel bailamme dell’assurdità storica del film, forse, è l’unica frase che possa essere lo specchio della realtà dell’Epoca!-

    Avendo svolto servizio militare nell’Esercito ed avendo frequentato i relativi corsi di formazione dirò che lo sputo sulla Croce per i motivi che ho dianzi esposto non mi scandalizza assolutamente ma parlo con la mentalità dell’Uomo del Terzo Millennio e non con la mentalità degli Uomini “sopravvissuti” alla prevista Fine del Mondo dell’Anno Mille e capisco che la differenza è sostanziale!-

    Ma andiamo avanti.-

    Se si avrà la curiosità di leggere quello che ho già scritto su quel grande Papa che fu Clemente V si vedrà che questi fu un immenso figlio del suo tempo e che, soprattutto non vi siano stati nell’epoca altri statisti che gli furono pari anche se, per la verità, nessuno dei suoi contemporanei aveva le sue visioni strategiche considerato che la frammentazione delle realtà territoriali era pressoché assoluta!- Se mi si chiedesse se il ruolo del Re di Francia possa essere stato di qualche importanza nella fine dell’Ordine Templare: la risposta è, da parte mia, completamente negativa! Filippo “Il Bello” o “Il Falsario” era il piccolo, miserabile despota, mistico e bigotto, del relativo piccolo Regno costituito dall’Ile de France, da alcune Contee nelle Fiandre e dai territori acquisiti, indirettamente, con la Crociata contro i Catari cioè, più esattamente, grazie al fatto che i Feudatari della Provenza e delle Contee di Albi e di Carcassonne non erano più di osservanza iberica ma franca. L’unico momento di gloria di Filippo fu grazie all’operazione di polizia condotta dalle sue truppe contro i deviazionisti di Fra’ Dolcino.
    Volendo fare un paragone contemporaneo, potremmo metterlo sullo stesso piano del Re di Sardegna che partecipò con qualche migliaio di soldati [ 17.676 soldati, 3.496 cavalli e 36 cannoni] alla Guerra di Crimea del 1854/1856: né più né meno.- Filippo ebbe il “premio politico” del grazie da parte del Pontefice che gli perdonò sia le porcherie umane sia quelle politiche. Ricordiamo, inoltre, che il semplice Regno di Antiochia era più del doppio, come estensione dei domini di Filippo e, dal punto di vista della popolazione, ne aveva addirittura il triplo di quella governata dal piccolo Re dell’Ile de France.-
    Da un punto di vista di influenza politica sui suoi contemporanei, aggiungiamo che Filippo era in guerra con il Re d’Inghilterra e con l’Imperatore del Sacro Romano Impero, che i suoi consanguinei erano stati cacciati sia da gran parte della Penisola Italica sia dai territori occupati nell’area orientale del Mediterraneo in occasione della Quarta Crociata: in parole povere diciamo che, da Zero a Dieci, contava 2, al massimo 2½.-

    Aggiungiamo che l’esercito Templare presente sull’area di teorica influenza di Filippo sarebbe stato in grado, sia come potenza militare sia come qualità dei singoli combattenti, di annullare in una unica battaglia l’esercito dell’Ile de France con la stessa facilità con cui si sbarazzò di quello di Edoardo II a Bannockburn. Aggiungiamo, però, che l’esercito Templare non era stato, in quel momento e luogo, riunito in una compagine standard e che era frammentato con compiti di amministrazione e di presidio del territorio e, di conseguenza, dislocato in centinaia di Mansio, Precettorie e Commende.-
    Sempre per onestà intellettuale, aggiungiamo che le compagnie di combattimento dell’esercito Templare erano dislocate, al momento dell’azione di polizia da parte di Filippo, nella Penisola Iberica, impegnate nella Reconquista, ed a Cipro dove erano state invischiate nella guerra tra il Re di Cipro e suo Fratello; la flotta stava svolgendo, in parte, attività di disturbo e di guerra di corsa nel Mediterraneo Orientale mentre il rimanente delle navi partiva e tornava dal porto di La Rochelle per una serie di destinazioni sconosciute o, meglio, note solamente ai vertici dell’Ordine Templare e, forse, al Pontefice.-
    Ricordiamoci anche che, nell’unica occasione in cui i Cavalieri ed i Sergenti Templari si riunirono in gruppo organico durante il corso del Processo non solo vennero pazientemente ascoltati dagli interlocutori ecclesiastici ma poterono presentarsi ed andarsene senza alcun problema: erano in gruppo, erano coesi, erano armati, erano incaç@..i e facevano paura!-
    Mi sento di affermare, quindi, che la possibilità di “pressione” da parte di Filippo sul Papa non fu quella POI vantata dagli agiografi della casata reale francese: Filippo fu solo uno strumento, docile, obbediente, interessato e umile, nelle mani di quel grande stratega che fu Clemente V.-
    Concludiamo accennando alle Bolle Pontificie di sospensione amministrativa dell’Ordine Templare e delle oramai teoriche minacce di sanzioni teologiche a carico di coloro i quali ne volessero indossare le insegne.-
    Clemente V riconobbe l’innocenza dell’Ordine dalle accuse di devianza spirituale e da quelle di devianza morale e non c’è affatto da gridare allo scandalo! Perché avrebbe dovuto condannare l’Ordine Templare e, soprattutto, in seguito a quali prove? Quelle derivate dall’applicazione della tortura? Anche allora era ben conosciuta la validità di una prova così acquisita: Clemente V non era un bigotto idiota e superstizioso! Clemente V era un Dottore della Legge, era uno stratega sopraffino assistito da una cervello brillante, astuto e dalle vedute immense: quanto avrebbe potuto mostrare tali sue qualità basando una condanna teologica solo su semplici affermazioni estorte con la tortura?
    Lo sputo sulla Croce: un normale addestramento militare o, addirittura, oggi definiremmo, goliardico fatto per sconvolgere il neo Cavaliere e verificare che il suo livello intellettuale fosse adeguato al compito che l’attendeva: restare in linea e coscientemente andare a farsi ammazzare! Gesto, inoltre, compiuto con la bocca e non col cuore e seguito da lacrime di amaro pentimento lavate, di solito, con la frase: “Stupido!... vai a confessarti!”. Che grande prova di colpevolezza per un Ordine Militare!-
    Avere avuto rapporti omosessuali una infamia? Sarebbe stato come voler condannare tutte le congregazioni monastiche, gli eserciti dell’epoca e ogni altra comunità composta da soli uomini! Tra l’altro fu l’unica imputazione sempre respinta da tutti i Templari di ogni grado; sarebbe stata ben più grave per quei rudi monaci – guerrieri aver avuto rapporti con l’altro sesso che, esplicitamente proibiti dalla Regola, comportavano la perdita dell’Abito!-

    Perché scandalizzarsi della sospensione dell’Ordine Templare?-
    Fu invece una astuta e lungimirante azione teologica e sostanziale da parte di Clemente V!-
    L’Ordine NON veniva condannato; i suoi beni venivano “congelati” ed assegnati in gestione all’Ordine al Templare più simile sia come inserimento nel tessuto sociale che dal punto di vista militare e cioè quello Ospitaliero [ ricordiamo che il primitivo intendimento di Clemente V era stato quello di riunire i due Ordini ] e così evitare la dispersione dei beni Templari fino che fosse giunto il momento migliore per la riunione dei due Ordini e realizzare il suo fantastico progetto!-
    La morte di Jacques de Molay e Geoffroi de Charnay sul rogo fu sicuramente un atto infantile ed estemporaneo compiuto da quel grande imbecille e ristretto mentale di Filippo sull’ondata emotiva di aver ascoltato l’estrema, candida ed eroica difesa resa dal Maestro dell’Ordine dinanzi al Popolo di Parigi. Il Papa era fisicamente lontano; il gusto per lo spettacolo a tinte fosche, tipico dell’epoca, a portata di mano; l’ingenuo e sognatore De Molay aveva ritrattato sostanzialmente la confessione resa sotto tortura e, di conseguenza, era un relapso e quindi non più protetto dal codice canonico; lo spettacolo prometteva di essere interessante considerata la levatura politica delle vittime; lui, Filippo, Re della piccola Ile de France aveva in suo potere il Capo della più potente organizzazione internazionale del momento dopo quella Papale; ordinò la messa sul rogo accompagnata da una coreografia degna degli spettacoli gladiatorii: il rogo su di una piccola isola al centro della Senna!-
    Filippo voleva vedere due Uomini contorcersi sulla pira in fiamme, ascoltare le loro invocazioni di pietà e bearsi della loro morte: fece un ulteriore errore!-
    Jacques de Molay era certo un sognatore ma aveva combattuto sul fronte, era prima di tutto un militare e poi un monaco, e morì con coraggio ed onore: non supplicò ma lanciò una invettiva ed una condanna morale che ancora brilla di luce propria ai nostri giorni e per la quale la Storia condanna il Carnefice e non la Vittima!-
    Che altro era necessario? Che i Cavalieri ed i Sergenti Templari non si fossero convinti a ribellarsi a delle disposizioni che non potevano comprendere e quindi proseguire ad amministrare i beni, ad acquisire altri Cavalieri e a sviluppare delle strategie a livello locale che potevano sfuggire ad un coordinamento centrale di qui la necessità, momentanea, di proibire sotto pena di scomunica di indossare le insegne dell’Ordine più la previsione di far accogliere i Templari nell’altra struttura simile.-
    Un piano a breve termine brillantemente posto in esecuzione dallo stratega Clemente V ma che venne vanificato dalla sua prematura morte!-

    G I O V E