L'AMOR CORTESE

Quando parliamo dell'Amor Cortese il nostro pensiero ci riporta all'epoca aurea dei Trovatori che narrarono le leggende del ciclo Arturiano e di quello del Graal tra il nono ed tredicesimo secolo dell'era Cristiana.-
Base dei miti Cortesi furono sia le leggende celtiche che quelle bretoni che gli illuminati cortigiani delle corti della lingua d'oil amavano ascoltare in gruppo nelle grandi sale dei castelli bretoni.-

Amor Cortese fu anche definito quel sentimento, etereo e nobile, che fin dai poemi latini e greci, pone idealmente sullo stesso piano l'Uomo e la Donna: quella stessa donna che, nella vita di tutti i giorni, veniva considerata poco al di sopra degli animali domestici e ben lontana dal latino concetto di Matrona, domina della casa e fedele compagna di vita del cives Romanus.- Il Cristianesimo contribui' ad elevare anche esso il concetto dell'eterno femminile in netta contrapposizione del brutale rapporto di servaggio che, invece, permeava i concetti ed i rapporti delle stirpi teutoniche e del nord dell'europa.-
Tranne le rare eccezioni di alcune leggende legate alla mitologia nordica [un esempio per tutti le vaghe fanciulle dalle fronti coperte di ghirlande di fiori che prelevavano i corpi degli eroi nordici per condurli al walhalla] le donne scandinave e teutoniche ben poco si discostano, persino in battaglia, dai loro compagni: donne brutali, assetate e bevitrici del sangue degli sconfitti, rudi e violente come i loro compagni.-
Ben diversa la posizione ideale e domestica delle gentildonne appartenenti alle corti della Provenza e della Mitteleuropa: amate sia dai propri consorti sia dai Cavalieri e dai Paggi che le circondano di dolci attenzioni vagando di ottenere un semplice sguardo.-
Cavalieri che aspirano ad ottenere non il corpo dell'amata ma i suoi colori da indossare sulle armature e sulle lance ed onorare con prestazioni eroiche e sublimi: classica la situazione nelle giostre dell'epoca e la ricerca di miti come quello del Graal da dedicare alla Dama del cuore.-

Particolare anche il comportamento del Feudatario, spesso anche marito e padre, che vede nel comportamento discreto e sognante del Campione non un antagonista familiare quanto un idealista che e' disposto a servire ed ad immolarsi non tanto per la difesa del territorio quanto per lo sguardo della castellana.-
Si diceva prima del Cristianesimo quale componente essenziale dell'Amor Cortese; quel Cristianesimo dove la sofferenza della Donna viene sublimata nel rapporto d'amore verso il Figlio.-
Siamo vicini, storicamente,al momento in cui la donna viene chiamata sia nelle corti che nella vita di tutti i giorni 'MADONNA' intendendo con cio' sia salutare la medesima sia trasponendo il concetto sacro alla figura della domina che ritorna ad assumere la figura ideale latina di colei che si riappropria del focolare domestico.-
Fonte del nuovo rapporto ideale uomo-donna e' anche la figura ambigua ma, in un certo senso lato, salvifica della Maddalena che, non tanto i Vangeli sinottici, quanto quelli gnostistici avvicinano e trasformano in un rapporto nuovo e mai completamente dimostrato di discendenza del Sangue Reale del Cristo Uomo: il Sang Real che, in molti casi, sviluppera' una autonoma leggenda del Graal.-
Tanto premesso possiamo provare ad elencare alcuni dei concetti su cui potrebbe essere costruito il complesso dogmatico su cui si fonda il castello dell'Amor Cortese:

  • Il culto della Donna che ritorna la concetto latino e che si mescola con quello cristologico di venerazione della figura umana e trascendente di Maria e della Maddalena quando addirittura non viene fuso in un essere meta' divino e meta' terreno che porta il nome di MARIA MADDALENA;

  • La devozione dell'uomo nei confronti di questo essere a meta' tra il mito ed il mitologico dove l'uomo si pone in posizione subordinata quasi prostrandosi in un atteggiamento di adorazione e di servitore che anela non all'appagamento dei miti della carne quanto al soddisfacimento del mito del casto Amore sublimante nella comunione degli spiriti;

  • L'amore e' un amore differente sia da quello fisico sia da quello spirituale e si pone al di la' del cuore e della ragione e dove il rapporto tra le due complementarita' diviene un rapporto tra esseri che si guardano negli occhi trovandosi sulle due sponde di un fiume vorticoso di sentimenti ma non solo non guadabile ma anche del quale non si cerca un guado;

  • Un amore che non serve per generare ma che fa soffrire e gioire, che e' perpetuo tormento e vibrante estasi e di cui non ne viene cercato l'appagamento ma che, anzi, si spera non possa mai finire;

  • Un amore che e' al contempo adultero nei comportamenti e di assoluta fedelta' matrimoniale che si consuma nel semplice sguardo, nel battito delle ciglia e nell'inchino cavalleresco con cui si rende omaggio alla dama sotto gli occhi benevoli e comprensivi del marito che assolutamente non si sente tradito dalla dama nella quale ripone la massima fiducia e della quale riconosce nel cavalier servente il di lei campione.-

    In questo vortice di sentimenti, dolci e voluttuosi insieme, che si sviluppano e si intersecano nelle sale e nei campi di tenzone si insinua la condanna della Chiesa dell'epoca che aborre l'Amor Cortese per motivi che non conosciamo ma che riteniamo possano trovare origine, probabilmente, nelle confessioni rese dalle gentili dame circa sogni non decisamente innocenti oppure nelle richieste di perdono rivolte al sacerdote dai Cavalieri che potrebbero aver indugiato a soddisfacimenti non proprio casti dei loro sogni cortesi circa le dolci donzelle alle quali dedicarono le proprie vite ed i propri pensieri.-

    Le leggende bretoni, soprattutto del ciclo Arturiano, e le mistiche leggende celtiche derivate dai miti teutonici e scandinavi furono all'origine delle storie narrate dai Trovatori, dai Menestrelli e dai Cantastorie dapprima all'interno delle mura dei castelli e poi, pian piano, divulgate nelle piazze dei borghi e delle citta' europee.-
    Se dovessimo individuare la zona dove si svilupparono i miti dell'Amor Cortese questa, senza ombra di dubbio, puo' essere riconosciuta nella Bretagna e, comunque, nell'area di influenza della lingua d'oil, il nord della moderna Francia: terra di confine dove le influenze delle leggende druidiche si mescolarono con l'influsso dell'arianesimo pangermanico e dove il tutto si stempera e si confuse nel calderone del misticismo cristiano.-
    Il piu' noto dei Trovatori legati alle storie dell'Amor Cortese e' senza alcun dubbio Chr�tien de Troyes che per primo sviluppo' il tema dell'amore senza speranza nel romanzo di Tristano ed Isotta. Romanzo assolutamente privo di concreti riferimenti storici e nel quale si mescolano, insieme ai sogni dell'amore senza speranza, anche i miti e le fiabe collegate alle leggende di Re Artu', della Tavola Rotonda e della mitica e sperduta Avalon.-

    Nel romanzo appaiono e vengono dolcemente tratteggiate o pesantemente scolpite le figure romantiche e disperate di Lancillotto, Merlino, Galvano, Ivano, Perceval, di Ginevra e di Morgana. Con un pendolo di sentimenti e di situazioni mistiche e terrene i personaggi seguono un moto centripeto e centrifugo; siedono e sognano vicini per poi improvvisamente disperdersi in cerca di avventure fantastiche ed impossibili con il semplice scopo di dimostrare il proprio valore o di riportare assurdi trofei da porre ai piedi delle dame.-
    Il romanzo di Chr�tien de Troyes e di tutti quelli che lo seguirono nella scia e' un romanzo 'aperto' ovvero un romanzo che potrebbe trovare la sua fine solo se l'autore evesse un limite alla sua fantasia: il che non e'.-

    Valore individuale, nemici alle porte del regno di Artu', nemici negli incubi della mente di Artu' e dei Cavalieri della Tavola Rotonda, lotte anche intestine tra Merlino e Morgana, tra Mortred e Lancilotto e cosi' via in una caleidoscopio di situazioni e dove l'elemento cristologico si fonde con i miti celtici in una eterna contrapposizione tra Bene e Male e la cui discriminante e' costantemente rappresentata dalla devozione vero il Re, verso Ginevra, verso Isotta: queste due ultime intese quali simbionti della Madonna-Madre-Sposa Mistica di Cristo.- Con il suo elemento fiabesco e meraviglioso, il romanzo di Chr�tien de Toyes apre un filone del tutto autonomo rispetto ai trovatori legati alla bellica risonanza eroica della 'chanson de g�ste' che aveva dominato con i suoi esempi truculenti e violenti le tetre sale delle guarnigioni dove le caste militari, ancorche' nobiliari, aveva fino a quel momento sviluppato i propri miti guerrieri.-
    Finalmente, dopo il silenzio dovuto alle invasioni ed alla scomparsa di un ceto letterario collegato agli scrittori ed ai filosofi latini, ritorna a svilupparsi un genere di puro intrattenimento dove far confluire ed offrire agli ascoltatori, prima, ed ai lettori, dopo, una letteratura dove poter anche esprimersi con un linguaggio diverso, oserei dire 'nuovo', rispetto all'opprimente ed onnipresente linguaggio formale e diplomatico derivato dal latino ecclesiale.- L'insegnamento che promana dalle terre di lingua d'oil si sviluppa lungo la via francigena ed arriva all'area meridionale dove e' diffusa invece la lingua d'oc e cioe' le aree di influenza provenzale: di li' i miti arturiani supereranno le Alpi e troveranno nell'italica penisola un ulteriore ampliamento ed ingentilimento che sfocera', lo vedremo piu' avanti, nei vortici amorosi del 'Dolce Stil Novo' e che esploderanno, in tutta la sublime bellezza, nei testi degli autori componenti il mistico Circolo dei Fedeli d'Amore.-

    Ma continuiamo a seguire lo sviluppo dell'Amor Cortese senza precorrere troppo i tempi e spostiamoci avanti di un secolo e addentriamoci nel misticismo di cui e' pregna l'opera di Wolfram Von Eschenbach.-
    Ecco che i miti bretoni si trasformano ed assumono i connotati piu' sanguinosi ma piu' romantici ed eroici dei miti e delle saghe scandinave e teutoniche e che sublimano in quella meravigliosa opera che e' il Parzival!-
    Nel Parzival, pero', non troviamo solamente uno sviluppo dei miti dell'Amor Cortese ma anche il ribollire del prodotto della fusione dell'eroismo teutonico miscelato e scomposto nei miti salvifici non solo del Cristianesimo combattente ma anche della presenza di super eroi, ascetici e superni, che da oltre un secolo stanno dimostrando al mondo cristiano una del tutto nuova componente mistico guerriera: i Templari.-

    Templari, o meglio Cavalieri Templari, la cui essenza travalica il compito di custodi della terrena Gerusalemme per sublimarsi nella difesa di un luogo mistico e sconosciuto che tutti conoscono e la cui posizione geografica e' contemporaneamente ignota a tutti: Montsalvaeshe.- Luogo dove sorge un altrettanto mistico castello che protegge una pietra meravigliosa sulla quale appaiono i nomi degli eletti Cavalieri che diverranno Templari e difensori del luogo mistico dove e' custodito il Calice dell'Ultima Cena, lo stesso calice nel quale Giuseppe di Arimatea raccolse le gocce del Preziosissimo Sangue: il Graal.-
    Wolfram Von Eschenbach, forse Templare egli stesso, fa del Cavaliere del Tempio un essere quasi eroico derivato e forgiato nelle saghe teutonico-scandinave; un Cavaliere senza macchia e senza tentennamenti e trova nel personaggio di Parzival il Cavaliere eletto che, attraverso un suo particolare percorso mistico riesce a coniugare la sacralita' del Graal con le ancestrali componenti mitologiche fino a farne un oggetto dispensatore di pure virtu' santificanti e rigeneranti.-

    Ben diverso il fine raggiunto dall'Eschenbach nel suo romanzo rispetto a quello scritto da Chr�tien de Troyes ma in entrambi troviamo gli impulsi, le pulsioni, gli ideali del Cavaliere servente e comunque pregno di Amor Cortese: il Bretone soffre e si mortifica e cerca la gloria per amore della Dama, il Templare soffre, si mortifica e cerca il premio non per amore di una specifica donna ma per qualcuno che e' il fine ultimo della Via terrena: Cristo ed il suo simbolo-reliquia che e' il Sacro Graal.-
    Quello stesso Graal che, nelle storie Provenzali, si trasforma in un qualcosa di ancora diverso anche se collegato alla figura umana e trascendente del Cristo e cioe' il frutto dell'Amore di Cristo verso il complementare compnente umano: la donna.- Quindi altro esempio di Amor Cortese che addirittura si perfeziona nella componente biblica e di impronta divina dell'essere uomo/donna e nel frutto della sublimazione salvifica e mistica dell'unione: la procreazione.-
    Quindi il mito d'amore si trasforma di nuovo e comunque si ricompone nella sacra reliquia: ' il Sang Real!-

    E nel linguaggio mistico dei trovatori provenzali ecco che la Sposa divina, Maddalena, fugge dalla Palestina al momento del sacrificio dello Sposo Celeste per giungere in una Contea della Francia Meridionale governata da elementi giudaici che le danno asilo.- L' la Maddalena-Sposa Celeste, la Maddalena-Scrigno di Conoscenza, la Maddalena-Madre dei Figli Celesti, pone in salvo i frutti del Sacro Sangue che daranno poi vita alla discendenza dei Re Taumaturghi del mito Merovingio.-
    E' nell'area dell'Amor Cortese provenzale che la parola Sang Real si contrarra' sulla scia del Parzival e sviluppera' l'autonoma reliquia che si perpetuera' nel piu' conosciuto mitico Graal.- Ed ecco giugere il momento di valicare le Alpi e scendere nella penisola italica; l'Amor Cortese fa un nuovo balzo in avanti di altri cento anni e trova un altro fantastico interprete, sicuramente di scuola Templare se non Templare egli stesso; lo scrittore-trovatore che portera' il mito dell'Amor Cortese ai massimi vertici della lirica e della devozione del cavaliere verso la donna ideale: il sommo Dante Alighieri.-
    Discorrendo di Dante, naturalmente, ci e' doveroso citare gli splendidi autori che furono i crogioli dove si sviluppo' la Gnosi dantesca: Brunetto Latini con il suo prezioso Livres du Tr�sor e che fa conoscre al giovane Dante il poderoso Roman de la Rose, composto di ben 23000 versi, ed il Domenicano Fra Tommaso dei Conti di Aquino autore della celeberrima Summa Theologica a cui Dante dedica nella Commedia ben trecento versi.-
    E' Dante il massimo estensore della piu' pura poesia Templare che si sviluppera' in quello che verra' definito Dolce Stil Novo la cui pianta odorosa d'amore verra' coltivata e fatta fruttificare nella Cerchia dei Fedeli d'Amore.-

    Prima di scrivere la Commedia, Dante sviluppa i miti dell'Amor Cortese in tre scritti: il De Monarchia, la Vita Nuova e il Convivio dove tutto ruota in una intenzione quasi didascalica ora manifesta e ora nascosta ma sempre sull'Amore.-
    E' un Dante pieno di sogni verso il mito dell'Amore che si congiunge e si disgiunge, di volta in volta, nei miti della felicita' terrena e della felicita' celeste che si coniugano nella 'beatitudo temporalis' cioe' in una specie di godimento epicureo della vita che non diviene la ricerca di un benessere generale privo di responsabilita'.-
    L'amor cortese dantesco si sublima nella felicita' templare derivata dalla mistica di San Bernardo dove si mescolano le vie prettamente templari della vita attiva e di quella contemplativa che egli, uomo medievale, distingue e riconosce senza errori.-
    Premessa irrinunciabile a poter indossare la corona del martirio e' sempre e comunque la visione beatifica che deriva esclusivamente dall'accettazione della gnosi templare di una vita cristiana dove la mistica templare propone ai suoi iniziati una presenza femminile che viene limitata dalla Madonna Madre di Cristo piuttosto che da una Maddalena Sposa del Cristo.- Ed ecco, quindi, svilupparsi e dipanarsi nella Commedia la figura di Beatrice che fara' da guida al Templare Dante lungo la Via paradisiaca che avra' come destinazione naturale la Gerusalemme Eterna: m�ta ideale di quel percorso nato nei miti bretoni, forgiato in quelli teutonici e che sublima e si confonde nella gnosi di impronta Bernardiana che pone la Sposa-Madre-Ninfa-Protettrice Beatrice nella sua veste sovrannaturale di Luce che illumina il cammino della Fede e nella Fede in Cristo.-

    Si conclude con questa eterea e sublime figura femminile il nostro lungo percorso che, iniziato nella terra di Avalon, dopo aver valicato il mare verso il mitico Walhalla termina il nostro viaggio nel luogo colmo d'Amore che ci confonde lo sguardo e la mente nello splendore della Casa del Padre!-

    G I O V E